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Tex Killer - parte terza

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Premessa

Dove nasce la fantasia? Chi ne forgia l'essenza? Come può un autore di fumetti caratterizzare un personaggio a tal punto da riversare in esso parte della sua anima? Da quale inspiegabile e formidabile miscela nasce una leggenda?
Non è solo passione: è anche amore. Amore per tutto ciò che si crea e si vuol condividere. Come Michelangelo ed il suo Giudizio Universale, tocca con l'indice le pagine dei suoi appunti per poi affidarli al soffio vitale di altri artisti, capaci di dar loro corpo e consistenza. Artisti come Galep, Nicolò, Letteri, Ticci, Muzzi, tutti con un proprio stile ma capaci di esaltarne i contenuti, le idee; soprattutto ciò che comunemente possiamo chiamare "folgorazione". E' soltanto un attimo, da cogliere e gustare pienamente: lo percepisci dentro, nel più profondo dell'essere, e se hai talento riesci a trasmetterlo. Tutto questo vale per tutti, in ogni campo. Saranno poi altri a stabilirne meriti o deficienze, successo o decadenza.
E come tutte le storie, anche questa si avvia alla sua conclusione.
Resterà un periodo d'oro e quel centinaio di numeri storici, grosso modo dal 100 al 200, che hanno fatto sognare intere generazioni di lettori.
Ma com'era "quel Tex"? Che cosa lo rendeva speciale?

L'anello di congiunzione

Abbiamo ripercorso insieme la genesi texiana ( Tex Killer - parte prima) e reso il dovuto omaggio ad uno dei capolavori storici del duo Bonelli/Galep ( Tex Killer - parte seconda). Se i primi dieci storici numeri ci mostravano un Ranger istintivo, scavezzacollo e molto spesso cavaliere solitario, con l'entrata in scena di Kit Willer, il figlio di Tex, comincia un nuovo ciclo, più arioso e corale. Comincia a delinearsi il senso di "squadra": Tex, Kit Carson, Tiger Jack e Kit Willer formano un formidabile quartetto di clarinetti in cui ognuno di loro ha un proprio peso nel contesto avventuroso. Molte le storie degne di nota, anche se queste mi sembrano particolarmente significative per vari aspetti, trattandosi più di "tappe" che di classifica meritoria:

n° 16 - Il fuoco = una fantastica storia, in puro stile western, in cui Tex ci mostra anche un delicato lato umano nei confronti di una donna, la vedova Delaney, Nellie. E' anche il numero in cui muore Freccia Rossa, lo storico capo dei Navajos, e Tex ne diventerà il successore.
n° 33 - La valle tragica = davvero divertente e fuori dagli schemi classici. In questo numero, Tex incontra Pat Mac Ryan, uno storico "pard" di future avventure. Un albo scanzonato, travolgente, devastante, fracassone.
n° 39 - La gola della morte = riappare Mefisto e si scopre che è diventato un autentico tizzone d'inferno. La lettura di questo albo mette angoscia: non capita tutti i giorni di vedere Kit Willer e Kit Carson, soggiogati dallo stregone bianco, sparare senza pietà contro gli amici di sempre. E' l'inizio di un ciclo esoterico che porterà in seguito a quel capolavoro gotico che è il n° 125.
n° 49 - Lo stregone = l'altra faccia del metafisico, in cui storia e leggenda si fondono e Muzzi ne tratteggia le pagine iniziali. Oscuro, evocativo, profetico. Indimenticabile.
n° 51 - Sangue navajo = Un capolavoro di una bellezza assoluta! Tex e la sete di giustizia, contro tutto e contro tutti: un binomio poi ripreso più volte, ma qui tutto è epico e tutto scorre sulla lama di un rasoio.
n° 56 - La rivolta = Tex contro un extraterrestre. Quando la fantasia ti strappa le redini e ti si rivolta contro. Talmente "originale" da diventare "indimenticabile". In tutti i sensi.
n° 66 - Dramma al circo = avventura insolita, all'interno di un tendone viaggiante. Ma che storia! Un giallo al cardiopalma, teso, superbamente disegnato da Galep, in cui esotismo ed aspetti come invidia, gelosia e vendetta prendono corpo e danno sapore, rendendo unico ed irrepetibile un numero da leggenda.
n° 77 - Il tesoro del tempio = appare El Morisco ed è subito un tuffo nell'insolito. E' il magico mondo di Letteri, con suo particolarissimo tratto. Preludio allo straordinario capolavoro che risponde al numero 101, "El Morisco".
n° 85 - La Costa dei Barbari = San Francisco, i suoi vicoli, le sua atmosfere, le sue fumose bettole: un perfetto habitat dove Tex ed i suoi pards scateneranno la prima, storica, colossale e travolgente gazzarra con l'aiuto di Lefty Potrero. Anticamera dell'altro successivo capolavoro, il numero 155, "San Francisco".
n° 91 - Vendetta indiana = superbamente disegnato da Ticci, alla sua prima storica apparizione, lascia un segno indelebile. Una storia condensata in un solo numero, ma talmente coinvolgente da risplendere di luce propria nell'intera collezione texiana. Tragico, altamente drammatico, commovente. Quando il western ti entra dentro le ossa e non ti molla più.
n° 91 - Lo straniero = onore a Muzzi, mai completamente osannato. Si possono ricordare facilmente i Galep, i Letteri, i Ticci, ma è un gusto indescrivibile godere di questo Tex che si fa beffe di tutti i pistoleros. Il tratto è spigoloso, ma la bellezza sta tutta lì, fredda e tagliente come un diamante, dinamica ed esplosiva: basta coglierla. Avventura più o meno analoga, sulla falsariga delle "città chiuse", il numero 182, "Canyon Diablo", altro immenso capolavoro di Muzzi.
n° 99 - La sconfitta = ancora un grande Galep ed il primo ed unico duello perso da Tex, anche se Ruby Scott, il meticcio, utilizza una scorrettezza. Dovrebbe anche essere la prima volta in cui Tex passa dichiaratamente per potente "uomo-medicina", un uomo che porta con sè la morte se si osa attraversarne la strada. Un duello che racchiude in sè destino e profezia.

Numero dopo numero, anno dopo anno, prendeva sempre più corpo la maturità e la personalità del personaggio principale, nonchè quella dei suoi pards, accompagnata da comprimari di spessore e nemici dall'indubbio carisma.
Ad accompagnare sempre più il genio visionario di G.L. Bonelli, nonchè la sua fervida fantasia, Galep, Ticci, Letteri, Nicolò e Muzzi, cinque dita di un'unica mano, quella dell'artista che non solo crea, ma si diverte: una cosa che si percepisce a pelle.

Il Tex di Galep


Parlare di Galep è quasi impossibile. E' stato colui che ha dato vita a Tex dopo averne ricevuto lo spirito da G.L.Bonelli. Lo scopo di questo articolo, però, è individuare quegli elementi della personalità del Ranger che ogni artista ha poi successivamente sviluppato ed approfondito. Nel caso di Galep, due storie sono a mio avviso tappe fondamentali: "Il giuramento" e "Il figlio di Mefisto". Nel primo troviamo un Tex mai visto prima: la disperazione per la morte della moglie Lilyth rappresenta il più alto grado di umanizzazione del personaggio mai raggiunto dall'intera saga. Abbiamo visto più volte un Tex emotivo, anche dotato di sensibilità, ma mai profondamente angosciato. Quel suo "Maledizione!", dapprima pronunciato, poi urlato al cielo ed infine scagliato con forza sulla tomba di Lilyth, colpisce e commuove. E' solo un attimo, però: non c'è più posto per la sofferenza, per il dolore; la disperazione si trasforma in forza rabbiosa, in decisione, in un desiderio di vendetta che non lascerà spazio alla misericordia. Quante volte abbiamo visto Tex non infierire sul nemico? Quante volte lo abbiamo visto cedere alla generosità? Invece qui non c'è perdono per chi gli ha strappato il cuore e lo ha gettato sotto una nuda tomba. Ci sarà solo morte, stridore di denti, orrore.

Ne "Il figlio di Mefisto", altro evidente cambiamento: l'horror entra nel filone texiano. Non so come sia nata questa scelta, da parte di G.L.Bonelli: già con il numero 93, "Terrore sulla savana", si intravedevano le future potenzialità del nemico storico di Tex; so solo che Galep ha realizzato un capolavoro gotico di tale intensità da "costringere" l'editore a pubblicare il famoso avviso "Se siete facilmente impressionabili, amici, non leggete il prossimo numero 125".

Non posso non riportare almeno una parte di quanto scrissi a suo tempo nel topic dedicato ai diabolici nemici di Tex:

"Le visioni infernali trasudano tensione e la grande e lugubre sfera di cristallo, sorretta da quattro braccia villose, è il sottile filo che lega Mefisto a questo mondo, prima del grande balzo verso la morte. Succede all'improvviso: i grandi e famelici topacci lo assalgono e viene divorato vivo....tra un grido d'orrore, una vana supplica e disperate invocazioni, il malvagio mago Mefisto riesce a comunicare con il figlio Blacky, avuto in passato dalla cartomante Myriam, ed a ottenere un giuramento di vendetta. Una tetra pagina accompagna Mefisto nell'ultimo viaggio: un susseguirsi di grida, disperazione e morte. Chi può dimenticare quel dito squamoso, soprannaturale, che traccia una infuocata lettera M tra i vapori che fluttuano all'interno della grande sfera sotterranea? E' così che Yama, il nome che gli stessi inferi hanno dato a Blacky, entra in contatto con il defunto padre, che ormai ha varcato in nero cancello; egli prepara i suoi piani diabolici in compagnia di Loa, sacerdotessa voodoo, a bordo di un sinistro veliero ormeggiato nella baia della savana. Lì verranno consumati i riti più diabolici: viaggi allucinanti nei Mondi di Pietra, attraverso oscuri paesaggi desolati e creature striscianti nei profondi abissi dello spazio-tempo; orribili zombie dallo sguardo vitreo, sospesi tra la vita e la morte, che uccidono senza pietà e aprono porte nella semi-oscurità, pronti a colpire; spaventose evocazioni, tra sguardi luciferini e bestie immonde. Tutto questo non basterà, perchè Tex ed i suoi pards possiedono dei magici bracciali forniti dal loro stregone indiano; ecco, allora, l'idea della trappola: condurli dov’era morto Mefisto, nel sottorraneo, affinchè diventi la loro tomba e possano soffrire una lunga agonia. Ma i nostri eroi hanno mille risorse e sfuggono all'orribile sorte; e come spesso accade, anche il più mortale nemico, sconfitto, riesce a fuggire, ma in balìa degli elementi marini, sospinto con il suo veliero da una tempesta e nel buio della notte."

Un capolavoro, dunque, partorito probabilmente di getto. Non ho mai condiviso il parere di chi vedesse in Yama la brutta copia di Mefisto: per me, in questa avventura, è nettamente superiore al diabolico padre, molto probabilmente perchè un horror gotico di questa levatura non si era mai visto prima.
In tutto questo, Tex ed i suoi pards sono perfettamente inseriti: non sono comparse, ma dannatamente efficaci e perfettamente in linea con il Tex di Galep, sostanzialmente fedele alla tradizione: duro, deciso, tutto d'un pezzo, carismatico, non sempre ironico. G.L. Bonelli affida agli altri artisti le altre "sfumature", mentre a Galep storie classiche. Ma quando si tratta di Mefisto, non ce n'è per nessuno e l'autore sa a chi rivolgersi.

Il Tex di Letteri

Letteri è l'artista delle storie insolite. Ma non solo. Prendete il selvaggio West, metteteci dentro magia, mistero, esotismo, metafisica e scienze occulte: otterrete il marchio di fabbrica di questo artista, chiamato a dar vita alle tipiche atmosfere fantasy del mondo texiano. Occhio, però, a non inglobarlo troppo su questi schemi: sue sono le storie disegnate per albi straordinari come "Chinatown", "Arizona", "Odio senza fine", e "Il laccio nero": atmosfere cinesi e western classico, ma tutte di primissimo piano!
"El Morisco" e "Diablero" per me rappresentano la massima espressione della sua opera. Il secondo, poi, ha un inizio talmente angosciante da togliere letteralmente il fiato. Anche nel suo caso la tradizione è rispettata, anche se il suo Tex è più ironico ed ha una innata padronanza della coralità, poichè tutti i personaggi coinvolti nelle storie vivono di luce propria. E' un Tex, a mio avviso, più "solare" e dinamico.

Il Tex di Muzzi

Incredibilmente sottovaluto da molti superficiali estimatori di Tex, è riuscito nell'impresa di mostrarci un Ranger molto ironico ed irriverente, abilissimo con le colts al punto da meritarsi il mio personalissimo appellativo "l'uomo dei duelli". Per me è sempre una lussuria rivedere i suoi scontri contro pistoleros, sbruffoni, attaccabrighe: sberle, revolverare e tanta, tanta, tanta ironia. Vedere pestare un certo Jerry Grant in "Canyon Diablo", dopo averlo preso letteralmente per i fondelli, è la vera essenza di Tex. Il tratto è essenziale e dotato di notevole dinamismo. Questo è UN Tex che sicuramente non c'è più e del quale sento la mancanza: semplicemente sublime!
Notevole, tra l'altro, quel capolavoro che risponde al nome di "La Dama di picche": un' avventura magica, densa di atmosfere inquietanti. Muzzi dimostra di sapersi esprimere anche con queste tematiche ed è un peccato che non si sia più cimentato con l'insolito.

Il Tex di Nicolò

Il Tex "serio", poco incline alla battuta, determinato, duro come l'acciaio, dallo sguardo glaciale: è forse il Tex più "diverso" visto nell'intera saga e proprio per questo dotato di fascino. Due le storie capolavoro, "La trappola" e "Lo sceriffo di Durango": in una ipotetica classifica, la prima appartiene alle prime 5 storie di sempre! E' un giallo straordinario che si dipana per cinque albi, superbamente narrato, pieno di colpi di scena, intricato, denso di sfaccettature, epico, drammatico: una sceneggiatura da Oscar che riesce a far impallidire di vergogna le autentiche vaccate delle avventure odierne. Semplicemente straordinario!!
La seconda storia non fa che confermare lo stato di grazia di G.L. Bonelli, il quale serve su un piatto d'argento a Nicolò la possibilità di poter esprimere tutto il suo talento: i nemici sono spietati, freddi, calcolatori, viscidi come serpenti; naturale che sia Nicolò a disegnarli, così come per "La trappola", autentico serbatoio di intrallazzatori, politicanti ed avventurieri.

Il Tex di Ticci

Sicuramente uno dei più amati. Grande abilità scenografica, disegno impeccabile e grandissimi primi piani pronti a mettere in risalto la faccia tosta di Tex, abile a mentire pur di giungere allo scopo. "Sulle piste del Nord" non è un fumetto: è un film e le sue tavole non sono semplici disegni, ma quadri d'autore. Le grandi foreste del Nord, così come la natura ed i personaggi, ci trascinano dentro l'avventura. E' come essere "dentro" le immense foreste: ci sembra quasi di sentire l'odore di muschio e la resina delle immense distese di abeti. I personaggi hanno una dinamicità straordinaria, dalle espressioni, ai movimenti, alle azioni convulse: nulla è lasciato al caso. Non è il disegno che si adatta alla storia: è la storia che si adatta al disegno, quasi G.L.Bonelli fosse accanto, fianco a fianco, tavola dopo tavola, al grande artista. E' un ranger sornione, capace di prendere a sberle il malcapitato come fosse uno straccio; e lo fa anche successivamente, mentendo spudoratamente, accendendosi una sigaretta, con un sorriso ed uno sguardo da faccia di bronzo come poche: il primo piano di Tex, in quel frangente, è la perfetta sintesi dell'eroe bonelliano. E quando volano i cazzotti, col malcapitato che svolazza da una parte all'altra della stanza, sorridiamo divertiti. Non è violenza gratuita: è Tex! In tutto questo, ovviamente, Ticci ha un ruolo fondamentale: i tratti somatici del ranger raggiungono vette altissime! I primi piani si sprecano: è anche attraverso di essi che il fumetto "parla" da solo. Quando mettono mano ai loro "clarinetti" sono devastanti: i suoi pards hanno il loro peso nella storia; non sono semplici comparse, ma autentici tizzoni d'inferno; ma senza mai perdere quell'ironia che si respira a piene pagine.

Epilogo

"C'era una volta Tex..."
, dunque.
Quel Tex che non c'è più. Un Tex che divertì ed entusiasmò, numero dopo numero, pieno di personalità, ironia, irruenza. Un Tex che ogni appassionato amava (ed ama) rileggere, annusandone le pagine e aspettando con frenesia l'uscita in edicola.
Questo articolo, nel suo piccolo, ve l'ha raccontato.

Galep - n° 104Galep - n° 125Letteri - n° 101Letteri - n° 135Muzzi - n° 116Muzzi - n° 182Nicolò - n° 141Nicolò - n° 159Ticci - n° 122Ticci - n° 146Video - Il Tex di GalepVideo - Il Tex di LetteriVideo - Il Tex di MuzziVideo - Il Tex di NicolòVideo - Il Tex di Ticci

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