Vicolo Stretto


Vai ai contenuti

Menu principale:


Gitano, l'inkazzautore

Articoli

Premessa

Questo articolo è nato per l'interessamento dello stesso Gitano che ha fornito gratuitamente il materiale a Vicolo Stretto, biografia compresa.
Lo ringrazio pubblicamente per la gentile cortesia, augurandomi che il prodotto finale possa essergli gradito.

Biografia

Gitano, pseudonimo di Antonio Fusco, nasce a Tocco Caudio il 25 ottobre 1960.
Partecipa al Festival di Castrocaro nel 1975, organizzato da Gianni Ravera e presentato da Mike Bongiorno. La finale è ripresa da Raiuno il 16 settembre 1975 e l'allora Antonio Fusco arriva terzo.

Gitano: "Imperverso su tutte le piazze del centro sud, imitando il mio idolo Edoardo Bennato (chitarra a 12 corde, tamburello, armonica e Kazoo), tanta gavetta per diventare un animale da palco ed un baule per incominciare a conservare le porte chiuse, aperte e sbattute in faccia.
I primi anni 80, i primi contratti con piccole etichette discografiche MIA RECORD, INTERBEAT, le solite etichette che ti dicono "sei forte" e poi ti chiedono soldi per incidere le tue canzoni, ti promettono promozione a manca e ritta e poi zero, ti fanno firmare contratti dove gli articoli e i comma sono tutti a cazzi loro, se qualcuno poi si interessa a te allora non ti mollano più, esattamente come farà successivamente un certo Reitano con un certo Gitano…ma Gitano arriverà…
Le prime apparizioni televisive su RAI 1 , il GIROFESTIVAL, quarto posto a DISCOINVERNO: il discografico Michele Armetta mi fa pagare l’iscrizione di L. 1.300 all’organizzatore Gianni Naso; tutte le ragazzine che mi vedevano sulle feste di piazza mandarono tante cartoline per me attraverso i giornalini INTREPIDO, CIOE’ e RAGAZZA IN. Arrivo quarto, dietro Alberto Camerini (verificate su "Ragazza in” del 1982), quindi mi spettava di diritto la finale di Pistoia su RAI TRE, invece Michele Armetta a mia insaputa fa sapere che io sono mi sono ammalato per poi farmi sostituire da un altro suo gruppo che forse gli aveva offerto di più. Quel gruppo si chiamava “I pescatori del vento”, il mio pezzo si intitolava “Non vivrò”: infatti non vivevo e non dormivo… litigai di brutto con mia moglie perché quei soldi per l’iscrizione erano il premio di allattamento che le era toccato per la nascita di Domenico mio figlio…che storie ragazzi!
Nel 1984 il discografico Luigi Piergiovanni, un signore di Roma che pensa di combattere la grande discografia con stupide trovate (una volta mi ha fatto incidere un 45 giri con sopra la copertina io che saltavo e sulla maglietta un grosso punto interrogativo, senza il mio nome) mi fa partecipare al concorso "Rino Gaetano" con una canzone dal titolo FRIZZANTINA: vi giuro che quando l’ha composi era bella e scivolava sul genere di Sergio Caputo; quando poi me la fece arrangiare, diventò bruttissima. In quell'edizione (RAI 1 alle dieci di mattina!!) incontrai Franco Simone che era inkazzatissimo con la discografia…quel cazzo di Franco mi contaggiò molto…chi immaginava che sarei diventato pure io inkazzato…
FINALMENTE, con la lingua atterra, arrivo al Festival di Sanremo 1989 con la canzone "Pelle di luna" ed arrivo quarto; ritento nel 1991 e sono nuovamente finalista con la canzone "Tamurè'".
Più di trecento serate di piazza con quei due festivals con l’agenzia di spettacoli REFRAS di Remo Francesconi.
Quel cavolo di Remo mi disse che per conservare l’immagine non dovevo mai rispondere a telefono: dovevano farlo altre persone per me, e chi rispondeva doveva dire sempre che ero in America! Di quel secondo Sanremo l’immagine più bella che mi rimane è il culo a mandolino che aveva la grande Loredana Bertè, che ogni tanto mostrava quando si tirava su i Jeans stretti, aveva il camerino di fronte al mio…che culo ragazzi!
Nel 1994 Mia Martini canta in alcuni concerti dal vivo una mia canzone dal titolo "Angelina". Nel frattempo partecipo a tante trasmissioni di spicco: Domenica in, Superclassifica Show, Top Venti, Tappeto volante, Maurizio Costanzo Show. Compio tournée sia in Italia che all'estero.
Ancora oggi continuo a fare tante serate di piazza. Divento scrittore, novelliere, pubblicando "Cento Novelle Tocchesi", una sorta di novelle di decameronesca memoria e vinco due premi importanti: il "Francesco Flora" e "Contursi Terme". Per la Bastogi Editrice scrivo "L'inkazzautore" (nudo integrale della musica leggera italiana) che vende più di decimila copie.
Tra un impegno di concerti dal vivo e composizioni di grande impeto, continuo a scrivere commedie in vernacolo e scritti dialettali molto accattivanti; di recente pubblicazione "Lo attarulo", dizionario di lingua Tocchese (tocchese: da Tocco Caudio, paese d'origine: ben 5.852 parole tradotte dall'italiano al tocchese, un' originale lingua del Sannio Beneventano. Tocco Caudio è un ridente paesino situato su una massa tufacea, poco distante dal luogo dove i romani persero per la prima volta passando sotto le forche caudine).
Ho scritto l'intera sceneggiatura e la musica del mio primo film tratto dal libro L'inkazzautore".

Il libro: prefazione

Questo libro, scritto ripercorrendo la propria vita, legato da un cordone ombelicale alla musica, dà delle risposte esaurienti, convincenti, proprio perchè provengono da un protagonista del mondo musicale che in modo franco, schietto, leale, parla della sua storia con tanti piccoli quadri di vita vissuta. Tanti piccoli ma grandi episodi, tanti pugni ricevuti, ma anche grandi gioie, perchè andare a Sanremo per Gitano è il coronamento di un sogno inseguito, cercato, voluto e raggiunto a costo di immensi sacrifici.
Libro ironico: l'artista che parla, interroga e ascolta la propria coscienza avvalendosi di un corvo consigliere e sostenitore. Contraddittorio, che suggerisce il grande smarrimento del provinciale di fronte ad un mondo al quale si vuole appartenere e che si crede perfetto con le sue copertine patinate, con i suoi lustrini e le sue paillette.
Libro storico in senso minimale perchè ripercorre tanti anni di musica italiana ed estera, da Robertino agli Avion Travel, passando attraverso la storia di tanti personaggi, faccendieri, intriganti, opportunisti, arraffoni, buffoni, sfruttatori, quelli che preferiscono apparire, quelli pronti a rinnegare se stessi, quelli che sono come canne al vento, quelli che si arrabattano alla ricerca della gallina dalle uova d'oro, quelli che si adattano ai modelli culturali-economici dominanti.

(di Marcello Giulianini)

Il libro: introduzione

Cara Musica Leggera, ti scrivo dal freddo cane di questa palude, seduto in riva al fosso, piccola stella senza cielo.
Oggi più di prima mi adatto, mi arrangio, mastico e sputo, mangio ingoio e vomito.
Sono un pesciolino e lo so, ma per muovermi un pò d'acqua anch'io ce l'ho.
Il cielo me lo costruisco con la carta e se spesso si brucia me lo ricostruisco e così sono sempre impegnato a costruire qualcosa.
Quando di costruisce si è sempre convinti di aver realizzato chissà che cosa...magari la Cappella Sistina; la convinzione aiuta, fa tanto per tenerti in piedi almeno, ma non deve mai essere esagerata questa cavolo di convinzione, questo lo so, altrimenti non si è con i piedi per terra...è bello conoscere i propri limiti.
Questo mio libro è la costruzione di un amore. Un amore immenso, intenso, a volte bello a volte drammatico, folle, magico, crudo, reale, violento e passionale, morboso, ossessivo e possessivo proprio come sono i veri grandi amori.
Il mio amore per la musica, quella musica che mi ha dato e mi ha consumato, che mi ha ferito e guarito, che continua a sbattermi come l'onda.
Per un aspirante cantante può anche essere un manuale, basta leggerlo attentamente con le dovute maniere, cercando di capirne il fondo, cogliere bene i pensieri e conservarli se ne varrà la pena.
Ho cercato di esprimermi con sincerità, con scioltezza di idee e soprattutto ho scritto così come parlo.
Vorrei rivolgermi ai ragazzi che tutti i giorni bussano a questo difficile mondo della musica leggera, che credono nella musica, che credono alla musica e alla magia del successo, che si fanno avvolgere da quel mondo dorato che vedono in tivù, senza conoscere quei retroscena che ti fanno masticare e sputare, ingoiare e vomitare: musica colorata che brilla d'ipocrisia!!!
Ho risposto a tutti coloro che dopo un concerto (i miei sono concerti di piazza) mi chiedono: "Ma perchè non vai più a Sanremo? Non ti abbiamo più visto, come mai?"
La musica leggera è un fenomeno e come tale assume grosse dimensioni sociali; tutti ci provano, tutti sanno che in tre minuti si può cambiare la propria esistenza...ci sono più cantanti che impiegati statali!
I fenomeni, si sa, come tutte le cose hanno risvolti positivi e negativi. A volte creano anche problemi. I giovani ci si rifugiano, si fanno coinvolgere dal fenomeno musicale; il monto delle sette note è affascinante, magnifico e ti prende.
Diventa una cosa seria il diventare famoso a tutti i costi, perchè poi ti accorgi che devi lottare e battagliare per un posto al sole. Ti dimeni e diventi arrabbiato se ti va male. Quando invece tocchi il cielo, ti scaldi al sole, coroni il sogno e di colpo poi tutto svanisce, diventi inkazzautore al tritolo che mastica e sputa.
In fondo siamo tutti affetti da patologia da apparire. L'importante è che si appare senza fregarcene che l'apparire divora l'essere e lo snatura; l'apparire ci fotte dentro.
E' un continuo lottare, a volte perdi l'identità. Per apparire ti prostituisci e diventi incoerente.
Ti inkazzi terribilmente quando non appari più...fai fatica a capire che l'essere è più bello e che in fondo la musica leggera è soltanto un gioco.

(di Tonino Fusco)

L'inkazzautore

"Pupo intanto si organizzava, meditava, sarebbe uscito più in là con delle splendide composizioni! Battisti imperversava e sfornava capolavori come Acqua azzurra acqua chiara d'estate, "Mi ritorni in mente" in autunno e ancora tante e tutte una dietro l'altra da sostare per intere settimane in hit parade. Battisti ammazzò tutti, compì la strage dei sessanta.
Noi baldi giovincelli con fionde e cerbottane, consumatori incalliti di Blek e Capitan Miki, armati di occhiali a raggi X...che fregatura quegli occhiali, costavano una barca di soldi ma le donne non apparivano nude!"

"Mamma aveva una voce stupenda...ce l'ho ancora nella testa, la sento nell'aria come se non fosse passato mai un giorno, nemmeno un istante...sono ancora con la testa poggiata sulle sue ginocchia e lei che ancora mi canta una ninna nanna, lei, viso bruno, la mia favola più vera."

"Al concorso di Campoli, tra i giurati c'era una ragazza che per dispetto mi diede il voto più basso, mi disse che ero buffoncello. Lo stesso vinsi e quella ragazza poi diventò mia moglie. Quando i miei paesani quella sera mi alzarono e mi portavano a spalle come Sant' Antonio, dovevo stare bene attento a non alzare troppo il piede sinistro: sotto la scarpa avevo un buco enorme, ci avevo messo il cartone ma si era consumato"

"A Milano arrivai a mezzogiorno del lunedì, dopo due giorni e mezzo di un viaggio che sembrava interminabile.
Il martedì mi presentai in fabbrica ed invece di essere carina, la prima cosa che mi disse l'amministratrice fu: "Vai a lavorare terror de l'ostia".
Iniziamo bene...
Era il settantasei e credo che Bossi stesse appostato. Quando uscì allo scoperto non scoprì proprio niente di nuovo con il suo movimento.
"Fai questo, fai quello, vai qui, vai là, metti sù ste scatole, neanche le scatole sai mettere su, chiudi le scatole, qui non si canta, si lavora e non si rompono le scatole - rincarava ogni giorno la dose il mio capo reparto - prendi in mano ste scatole. Allora diventai una belva; dopo avergli scaricato una mitragliata di pugni in faccia lo coprii di scatole. Era il ventunesimo giorno. La sera passai per l'ufficio, mi diedero duecentomila lire e mi spedirono a casa...e fu il ritorno di Maciste."

"Il ricordo più bello di madre: un pomeriggio d'inverno, nel cucinino di casa, la vidi pregare per me e quasi inKazzarsi di fronte ad un crocifisso. Si girò e mi regalò un sorriso forzato, triste, spento ed immenso.
Scena incancellabile che mi spesso mi soffoca e mi fa diventare niente."

"Potevano non fare il contratto, quei signori, ad un'artista che non aveva neanche il telefono di casa? Tutti devono campare! (a volte, sembrava davvero che chiedessi l'elemosina con le serate che mi procacciavo, i poveri spesso sono complessati. Poi però mi davo forza pensando a San Francesco che diceva: "non bisogna vergognarsi di chiedere l'elemosina quando il lavoro non è sufficiente per le necessità della vita").
M'iscrissi all'ufficio di collocamento. Lì ero sempre tra i primi, avevo il diploma di Ragioniere, moglie e figli. Col punteggio pochi mi fottevano. Prima saldatore alla Saipem lungo il percorso del metanodotto, poi manovale alla Cementbloc di Benevento, spazzino e bidello al mio paese, bigliettaio sugli autobus urbani al comune di Benevento.
Sì, ma era una vita di arrangiamenti...già ne avevo abbastanza di arrangiamenti musicali. Dovevo fare qualcosa per non vivere solo con la pensione di mio padre.
Comprai cento pulcini, li portai a polli e li vendetti ad un macellaio.
La cosa poteva funzionare. Ne comprai trecento di pulcini, li portai a polli e chiamai due macellai. La domenica ci mettemmo d'accordo col prezzo. Prima di Pasqua sarebbero venuti per comprarli. Il lunedì mi alzai, aprii la porta di quella specie di allevamento e vidi una distesa di polli a terra: dormono, guarda come dormono!
Erano morti!!!! Altro che cazzi!
Chiamai il veterinaio il quale disse di vendere subito gli altri altrimenti sarebbero tutti morti.
Ma di che morivano?
"Di Laringo tracheite"
Era una malattia moderna!
Per me furono cazzi Fernet...masticavo e sputavo."

"Quando entrai nella stanza dei bottoni Montella mi guardò dalla testa ai piedi. La canzone l'aveva già ascoltata, gli era piaciuta, ma non era la cosa più importante. ma quale era la cosa più importante? La cosa in assoluto più importante era (oggi più di allora) l'immagine.
Montella mi affidò a Pino Toma, un talent scout, esperto di mercato spagnolo, bravo a costruire l'immagine.
Pino aveva da poco lanciato Belen Thomas con la canzone "La mia banda suona il rock" in versione spagnola.
Secondo loro l'immagine che sarebbe dovuta uscire fuori era di uno zingaro un pò trasandato, magari vestito di nero.
..................
Fusco diventò Gitano e la canzone da Gitana diventò Pelle di luna."

"E' vero, sono sempre stato bianco o nero, il grigio per me non esiste.
Odio profondamente o amo visceralmente. Il mio odio è verso coloro che mi odiano senza conoscermi, facendolo più delle volte gratuitamente, ma vorrei tanto che coloro che lo fanno mi amassero per dimostrar loro tutto il mio affetto."

Discografia

45 giri

Un Romanzo Farò - 1981
Buon Compleanno - 1981
Non vivrò - 1982
Hit parade - 1983
Frizzantina - 1984
Canzone mia - 1984
Come ti chiami? - 1985
Scendete giù - 1985

33 giri

Larghe Street - edizioni INTERBEAT - Roma 1984
Pelle di luna - edizioni BMG-FREMUS - Roma Milano 1989
Raffiche di vento - edizioni Ricordi - Centotre - Milano Bologna 1991
Musica a chiodo - edizioni Disco Più - DVMORE - Milano 1996
Melomedirock - edizioni Disco Più - DVMORE - Milano 2002
Pezzetti d'amore - edizioni Pull Record - Milano 2005

Pezzetti d'amore

Sono 20 i brani di questo CD.

Arrangiamenti: Angelo Cioffi, Adelmo Musso, Franco Colasanto, Vito Capone.
Batteria: Vito Capone, Luca Esposito
Basso: Gennaro Pasquariello, Fiorenzo Perillo
Chitarre elettriche ed acustiche: Angelo Cioffi, F. Mesolella, Gigi Ambruoso, G. Gallo, Gitano, Maurizio Ponzo, Vito Capone, Vit Zottoli
Sax soprano: Marco Zurzolo, Massimiliano Girardi, Annibale Guarino
Tastiere: Mario Conte, Musso, Cioffi, Colasanto, Gallo
Fisa: Angelo Cioffi
Violino: Mariella Pizzuti, Enrico Battaglia
Cori: Gitano, Cioffi, Carmen De Rosa

Grazie alla grande Mimì Bertè...una Madonna grintosa!
Grazie a De Andrè per il suo autografo del 1991; in dieci minuti di dialogo capii che i grandi sono davvero grandi.
Grazie per avermi dato spunti in diversi pezzi, per avere unito il folk con il rock, dimostrando che il discorso delle proprie radici è valido in ogni tipo di arte.
A mio padre che ha novantaquattr'anni con una gioia di vivere indescrivibile, che risponde sempre al telefono con la solita frase: "Pronto chi seti? Ntonio figlimo non ce sta è ghiuto a cantà nnanti Roma, si lui vuliti chiamà chiamatilo ncoppa a lo centolaro"


I brani:
Gli amori del cassetto - Luna calante - Mio strano amore - Mai nessuno - Pezzetti d'amore - Maryrosa - Dimmi perchè - Signore guardaci - Anna non pensava - Pelle di luna - Bella saracena - Io e te - Su e giù - Quanta suonne Reginè - Riccioli d'oro - La strada - Mediterranea - Sabato di maggio - Tamurè -
Angelina

Un assaggio del suo sound:

Luna calante (30 sec.)
Mio strano amore (30 sec.)
Dimmi perchè (30 sec.)
Io e te (30 sec.)
Sabato di maggio (30 sec.)

Per approfondimenti: www.gitano.it

E-mail: info@gitano.it


Copertina del libroIl corvo consigliere presente nel libroCartolinaCartolina con dedicaCopertina del suo ultimo CDInterno copertinaInterno copertinaInterno copertina

Home Page | Articoli | Incontri | E-mail | Mappa del sito


Menu di sezione:


Torna ai contenuti | Torna al menu