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Francis Durbridge e la RAI - A casa una sera

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Analisi di un fenomeno in una televisione che non c'è più

di A. Scaglioni

8) "A casa una sera..." (1976)

Nell'estate del 1973, i fans italiani di Durbridge che ormai si erano abituati da quattro anni ad avere notizie in quel periodo dell'anno di qualche nuovo sceneggiato del loro idolo in preparazione, restarono delusi. L'estate passò, e passò anche l'autunno senza che nessuna buona nuova giungesse dai soliti canali, Radiocorriere TV o altri settimanali del settore. Certo i gialli, in quell'anno e in quello successivo, non mancarono: dall'esordio di quello che si può considerare il primo vero esempio di una serie di telefilm polizieschi italiani, "Qui Squadra mobile", tratti da romanzi e racconti di Felisatti e Pittorru, una nuova coppia di giallisti, che è un po' progenitrice di tutte le moderne fiction su squadre o distretti di polizia, ma che a differenza di quelle era perfettamente inquadrata in un contesto realistico, proprio come richiedevano i canoni del "nuovo giallo"; a "Serata al Gatto Nero", dei veterani Casacci e Ciambricco, ormai orfani del tenente Sheridan, che imbastirono questo curioso giallo in due puntate, a metà tra fiction e varietà; a "Ho incontrato un'ombra", del nostro Biagio Proietti, oggi ricordata soprattutto per la splendida colonna sonora del maestro Pino Calvi; all'arrivo di due personaggi classici del poliziesco ante-guerra, uno nostrano, "Il commissario De Vincenzi" di Augusto De Angelis, e un'altro arrivato dritto dritto dall'America proibizionista e dandy degli anni '20, "Philo Vance" di S.S.Van Dine. Interpretati rispettivamente da due leoni della tv e del teatro come Paolo Stoppa e Giorgio Albertazzi, fecero rivivere, ciascuno per tre storie di due puntate l'una, ai cultori del giallo classico quella vecchia familiare atmosfera che sembrava già archiviata dai tempi nuovi.

E la lista potrebbe anche allungarsi se ci aggiungessimo le stagioni 74-75 e 75-76 e ci soffermassimo su "Ritratto di donna velata" di Flaminio Bollini, "La traccia verde" di Silvio Maestranzi, il già citatissimo "Dov'è Anna?" di Piero Schivazappa, su soggetto e sceneggiatura di Biagio Proietti in coppia con la moglie Diana Crispo, ed altri ancora. Ma fino alla primavera del 1976 nessuna notizia di Francis Durbridge in tv. L'unica occasione in cui gli appassionati dello scrittore inglese poterono lenire un po' la loro crisi di astinenza fu nel Febbraio del 1975, quando il Secondo Programma radiofonico mandò in onda una nuova inchiesta di Paul Temple, "La ragazza scomparsa", la sesta trasmessa in versione italiana, in cui ancora una volta lo scrittore detective cambiava voce, assumendo stavolta i toni caldi e profondi di Alberto Lupo.

Ma dicevamo, nell'Aprile del 1976, mentre la tv di stato era ormai in piena riforma (cambiavano i vertici, stava arrivando una terza rete e i tre canali assumevano le denominazioni di Rete 1, Rete 2 e Rete 3, finendo rispettivamente ognuno sotto l'egida dei tre partiti maggioritari, DC, PSI e PCI, in quella che sarà chiamata la "lottizzazione della Rai"), i fedeli lettori del Radiocorriere trovarono quello che era poco più che un trafiletto, dal titolo decisamente curioso: "Durbridge all'ombra del Vomero".
Nelle sue poche righe, l'anonimo redattore annunciava la produzione di un nuovo giallo televisivo di Durbridge in arrivo nei mesi seguenti sui canali Rai che si sarebbe intitolato "La bambola", e spiegava, quasi con un sottile senso di soddisfazione, come questa volta non ci fossero da affrontare trasferte in Inghilterra, dato che la vicenda si sarebbe ambientata totalmente a Napoli e zone limitrofe.

Con un colpo di mano più o meno improvviso, infatti i nuovi vertici della tv di stato, avevano deciso di dare un taglio ai costi e alle conseguenti critiche che sempre più spesso provocavano da parte dei media. Quasi tutti gli ultimi gialli erano stati girati per le scene in interni nei nuovi studi di Napoli, quindi tanto valeva con alcuni sapienti rimaneggiamenti delle trame spostare le storie stesse in quei luoghi. E così sarebbe avvenuto per almeno i due seguenti sceneggiati di Durbridge, strappati ai caliginosi panorami britannici per precipitarli in quelli assolati dell'entroterra napoletano.

Ma prima di tutto questo, i fans italiani di Durbridge avrebbero avuto la possibilità di godersi un'ultima sua storia di ambientazione inglese. Infatti, improvvisamente quasi senza farsi annunciare, sul finire di Settembre, approdava sugli schermi di Rete 2, l'ex Secondo Programma, "A casa, una sera", non uno sceneggiato questa volta, bensì un'opera teatrale, il cui titolo originale era "Suddenly At Home", il primo lavoro di questo genere realizzato da Durbridge nel 1971 e andato in scena con grande successo fin da quell'anno, prima al Royal Theatre di Windsor, e successivamente al Fortune Theatre di Londra.

Nella seconda metà degli anni '60, Durbridge aveva interrotto la sua attività di autore di scripts televisivi e radiofonici (il suo ultimo radiodramma, "La Boutique", peraltro scritto su richiesta, era del 1967, mentre "Bat Out of Hell", il suo più recente lavoro televisivo risaliva al 1966) in favore del suo nuovo interesse che lo avrebbe impegnato maggiormente negli ultimi decenni della sua vita: il teatro. Tra il 1971 e il 1998, anno della sua morte, infatti, Durbridge produsse solo tre nuovi copioni per la tv, tutti negli anni '70, e nessuno per la radio, limitandosi a rielaborare soltanto alcuni suoi vecchi radiodrammi, dedicandosi quasi esclusivamente a scrivere romanzi, alcuni originali ma per la maggior parte novelizations di suoi vecchi copioni televisivi e radiofonici, ed a produrre opere teatrali. Entrambe queste attività gli consentivano sicuramente un ritmo di lavoro più tranquillo, senza dover correre dietro ai tempi stretti della radio e della televisione, e più consono alla vita di un flemmatico signore di campagna, come l'autore era divenuto in quest'ultima fase. In tutto, Durbridge avrebbe scritto una decina di commedie, tutte rigorosamente poliziesche, l'ultima delle quali, "Fatal Encounter", uscita postuma nel 2002.

"A casa, una sera", diretta da Mario Landi (regista di tutti i Maigret con Gino Cervi, compreso un episodio girato per il cinema), con la traduzione dell'immancabile Franca Cancogni e l'adattamento televisivo dello stesso Landi, era una versione piuttosto fedele dello spettacolo da cui era tratta, la cui impostazione teatrale, tutta giocata in interni, permise di mantenere l'ambientazione originale inglese, pur girando l'intera vicenda negli studi Rai di Torino. Trasmessa in due serate consecutive, giovedì 23 e venerdì 24 Settembre 1976, raccontava una storia abbastanza diversa da quelle a cui Durbridge ci aveva abituato. Nessun misterioso assassino da smascherare, nessun complotto a base di bande criminali di ricattatori o spie, ma solo un complicato piano uxoricida esplorato nel suo divenire. Insomma la più classica delle situazioni da "intrigo in famiglia", più nello spirito di un Hitchcock o di una Christie che non del nostro Durbridge.

La vita coniugale di Maggie e Glenn Howard è solo apparentemente felice. Lei, in seguito alla morte del padre, ha ereditato una fortuna, ma per entrarne in possesso ha dovuto rinunciare alla burrascosa convivenza con Sam, uno scrittore di gialli di non eccelse qualità, e sposare Glenn. Lui ha un lavoro rispettabile che lo ha reso preferibile a Sam, ma che non gli consente di competere finanziariamente con la moglie, di cui ha un gran desiderio di sbarazzarsi. Ha anche un'amante, Sheila, attrice e amica di Maggie. D'accordo con Sheila, Glenn organizza quello che sembra un delitto perfetto. Fissa un falso appuntamento dal parrucchiere per la moglie, la soffoca con un cuscino, poi l'affonda con la macchina in uno stagno presso la casa di Sam, inscenando un incidente. Sheila, fingendosi Maggie, dovrà poi telefonargli a casa, dove lui avrà procurato la presenza di un testimone, il medico di famiglia, nel momento della telefonata della "moglie". Ma mille imprevisti complicano l'attuazione del piano: una telefonata inattesa, la cognata Helen che piomba in casa mentre il cadavere è ancora sul divano, il medico costretto a disdire l'appuntamento, Sam che si rivolge alla polizia, Sheila che ha una reazione pericolosa in presenza di testimoni. E benché Glenn, con incredibile sangue freddo, riesca a far fronte a tutto, dovrà sudare molto più di quanto immaginasse per cercare di sviare i sospetti dell'ispettore Happleton e più ancora del sorprendente sovrintendente Remick di Scotland Yard, un investigatore il cui intervento non era previsto nel suo "delitto perfetto".

Il cast era composto da Nino Castelnuovo (Glenn), Enrica Bonaccorti (Maggie), Lia Tanzi (Sheila), Giampiero Bianchi (Sam), Grazia Maria Spina (Helen), Tommaso Bartorelli (Happleton) e Ugo Cordea (Remick).

Purtroppo questa è l'unica opera di Durbridge in versione italiana, da "Melissa" in poi, da cui non sia mai stato realizzato un DVD (nè peraltro mi risulta sia mai stata nemmeno replicata, almeno da moltissimi anni a questa parte), per cui c'è la seria possibilità che la registrazione sia andata persa o danneggiata. Il ricordo che ne avevo io era un po' nebuloso, e ho dovuto quindi ripassarmi il testo originale della commedia (pubblicato per chi fosse interessato, come tutti gli altri lavori teatrali di Durbridge, dalla casa editrice "Samuel French" di Londra) oltre che ricorrere alle sempre utilissime schede illustrative del Radiocorriere TV per ricavare questo riassunto un po' sommario, ma che spero abbia chiarito abbastanza la trama. Speriamo che prima o poi, dai meandri labirintici delle Teche Rai, sempre potenziale fonte di infinite sorprese, riemergano i nastri di questo lavoro dimenticato di Durbridge, per poter tornare a disposizione di noi appassionati. Inoltre, per questioni tecniche i dati del Servizio Opinioni per gli anni dal '75 al '79 risultano incompleti e non è di conseguenza possibile dare le percentuali di gradimento, o le medie di spettatori a puntata né per questo, né per i successivi sceneggiati di cui ci occuperemo nei prossimi capitoli.

Ma intanto, mentre gli spettatori italiani, appassionati del giallo e di Durbridge in particolare, si gustavano questo inatteso antipasto, il piatto forte, cioè il nuovo sceneggiato, terminate le riprese, passava alla fase di montaggio e post-produzione, pronto ad apparire sugli schermi di Rete 1 (l'ex Programma Nazionale). E il Radiocorriere TV ne dava conferma nel suo numero dei primi di Ottobre. Il titolo sarebbe stato "Dimenticare Lisa", invece de "La bambola", ma, come dicevamo, non sarebbe stato l'unico cambiamento. Per citare Fiammetta Rossi, che scrisse l'articolo: "Dimenticare Lisa si differenzia abbastanza dall'originale di Durbridge, molto riscritto e manipolato. [...] Non si tratta del solito giallo con la meccanica ricerca dell'assassino di turno, bensì di una storia criminosa di stampo contemporaneo in cui le spiegazioni e le responsabilità non sono così facili da scoprirsi e da misurarsi fino in fondo." Tutto molto in tema con il nuovo modo di interpretare il racconto poliziesco di cui parlavamo nelle puntate precedenti. E come vedremo, la giornalista sapeva esattamente di cosa stava parlando.

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