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Gamma (1975) (TV)
Regia di
Salvatore Nocita
Soggetto di:
Fabrizio Trecca
Sceneggiatura:
Flavio Nicolini
Fabrizio Trecca
Cast:
Laura Belli .... Marianne Laforet
Sergio Rossi .... Professor Duval
Mariella Zanetti .... Nicole Delafoy
Giulio Brogi .... Jean Delafoy
Gianfranco Bellini .... Prof. Aiklund
Regina Bianchi .... Madre di Daniel
Laura Botticelli .... Bambina
Ugo Cardea .... Philippe
Piero Cuneo .... Cucciolo
Franco Doria .... Mammolo
Giovanna Fiorentini .... Brigitte
Lucio Flauto .... Meccanico
Salvatore Funari .... Pisolo
Pasquale Gatti .... Brontolo
Maria Grazia Grassini .... M.me Oreille
Lorenzo Grechi .... Procuratore generale
Domenico Imperato .... Eolo
Walter Maestosi .... Avvocato Levy-Marchand
Marcello Mandò .... Presidente del tribunale
Dario Mazzoli .... Professor Rademaker
Giuseppe Minutillo .... Lulù
Nicoletta Rizzi .... Dottoressa Mayer
Lino Robi .... Grand Pierre
Guido Tasso .... Daniel
Giorgio Trestini .... Louis
Franco Vaccaro .... Funzionario del Carcere
Carlo Valli .... Dott. Piantoni
Guacomo Piperno .... Commissario Fontaine
Lino Robi .... Nano Grand Pierre
Musiche originali di
Enrico Simonetti
La storia
La vicenda è ambientata in Francia, a Creteil, in un tempo che potrebbe essere già domani o fra molti anni. Il giovane Daniel è stato condannato a morte mediante ghigliottina per avere ucciso un poliziotto. Egli l'ha fatto perchè una ragazza, Marianne Laforet, gliel'ha ordinato. Marienne possiede uno strumento infallibile per farsi ubbidire: una nuova, terribile droga che si cela sotto la vesta innocente di un pacchetto di sigarette. Daniel lascia una madre inebetita dal dolore e una sorella, Nicole, sposata con Jean Delafoy, corridore automobilistico.
E' passato del tempo dall'esecuzione di Daniel e Jean Delafoy sta provando in pista nel tentativo di abbassare il record del giro. Sulla pista c'è anche Philippe, che di Jean è collega e amico inseparabile; c'è anche la nuova ragazza di Philippe, Marianne Laforet, che esercita su di lui la sua opera corruttrice. Durante un giro di prova, l'auto di Jean esce di pista, si rovescia e si incendia. Jean, sbalzato fuori, batte violentemente il capo. Ai medici prontamente accorsi appare subito evidente che il pilota ha un danno cerebrale irreversibile. Tra i presenti c'è il dottor Piantoni, che fa parte dell'equipe del professore Duval, il quale da tempo si sta preparando al più sconvolgente intervento sul cervello umano: un trapianto. Nicole, la moglie di Jean, è sconvolta dalla realtà clinica che le viene prospettata con fredda precisione scientifica dal professore Duval e, data l'impossibilità di una alternativa alla morte certa del marito, non può fare a meno di dare il suo consenso al trapianto. Fra i cervelli conservati, il computer decide che quello contrassegnato con la lettera "Gamma" è il più adatto per Jean. Il trapianto viene portato felicemente a termine e comincia la difficile opera di ricostruzione psichica del paziente: i parenti e gli amici registrano tutto quello che sanno e ricordano di Jean Delafoy. Tutti i ricordi vengono controllati da un calcolatore che scarta tutte quelle notizie che potrebbero danneggiare il paziente; solo dopo il contollo, le informazioni sono comunicate al nuovo cervello di Jean sotto forma di rapidissimi impulsi. Intanto la madre di Nicole ogni giorno va al circo perchè spera di incontrare Marianne, che lei sa essere stata la causa della morte di suo figlio Daniel; il nano Grand Pierre, capo della banda di spacciatori di droga, si è accorto di questa presenza ossessiva.....
Per il seguito della storia, vi rimando al forum.
Mamma...
"Queste sono le ultime parole che posso scriverti. Tra pochi istanti busseranno alla mia cella. Mi faranno entrare in un ascensore... mi guideranno per lunghi corridoi verso la stanza....della ghigliottina. Mamma...ti chiedo perdono....e lo chiedo all'uomo che ho ucciso. Soffro solo per te. Io sono già in pace. La sentenza è stata giusta. Ho ucciso un uomo, un poliziotto che stava facendo il suo dovere, perciò devo morire. Vedi, mamma....come riesco a dirlo con calma? Io, Daniel Lucat, sono sano di mente. Lo hanno stabilito i giudici, Capace di distinguere tra bene e male...perciò pericoloso, socialmente pericoloso, irrecuperabile. Perciò devo morire....lo stabilisce la legge. Che sensazione strana....sono uno dei pochi uomini che conoscono esattamente l'ora della propria morte: le otto....le otto in punto. Dovrei impazzire.....eppure no....è come se tutto questo riguardasse un altro.
Mamma...tu sai che non sono stato sempre così....pericoloso, irrecuperabile...Tu sai che nella mia vita è entrata una donna e che quella persona ha cambiato il mio destino. Tante volte mi hai chiesto chi fosse. Non ho mai detto il suo nome a nessuno, nemmeno al processo, nemmeno a te...perchè l'amavo. E' entrata nella mia vita con un pacchetto di sigarette in mano....sembravano così innocenti....quelle sigarette. Non c'è niente di innocente in lei. Mamma credimi....l'ho amata molto....forse l'amo ancora. Il suo nome è Marianne. Ora che lo conosci, dimenticalo...."
Dove sono gli antichi sentimenti?
Dott.essa Mayer: "Mi ascolti, aspetti...forse nuocerebbe a Jean, alla sua definitiva stabilizzazione psichica, sapere di essere ricercato"
Nicole: "Lei dice stabilizzazione psichica, dott. Mayer. Vede che anche lei ha dei dubbi sulla sua perfetta guarigione?"
Dott.essa Mayer: " Io non ho detto che non è guarito. Le faccio solamente notare che Jean potrebbe avere un trauma se sapesse di essere ricercato dalla Polizia. Non deve trattarlo come se non fosse normale"
Nicole: "Ma non lo è! E noi lo abbiamo ingannato..."
Dott.essa Mayer: "Ingannato?"
Nicole: "Sì, facendogli credere il contrario"
Dott.essa Mayer: "Quando dice "noi" si riferisce a me?"
Nicole: "Ho detto noi e quindi anch'io accetto la mia parte di responsabilità..."
Dott.essa Mayer: "Che non esclude la mia, vero?"
Nicole: "Sì dott. Mayer...sì."
Dott.essa Mayer: "Lei pensa che io sia venuta meno ai miei doveri professionali, per cedere, come dire, ad un sentimento umano o a un'illusione, una specie di tragica illusione scientifica?"
Nicole: "Preferirei quello che lei chiama un sentimento umano. Saprei come battermi per mio marito"
Dott.essa Mayer: "Lei è una donna coraggiosa...e forte...molto forte...ma anche molto dura. lei non ha mai creduto che l'uomo che noi le abbiamo restituito fosse realmente suo marito"
Nicole: "Dottore...lei sta oltrepassando adesso i suoi limiti professionali. Io sono sua moglie, non lo dimentichi. Non il suo medico, il suo neurologo. Ma cosa ne sa, lei, degli anni felici che ho vissuto con Jean! Lei gli ha restituito, come si dice qui, la sua funzionalità psichica, la sua capacità mentale...ma....ma quanto...del nostro tempo felice....dei nostri segreti....del nostro amore....quanto ha restituito a lui....a me...."
Commento
Più che nella trama, semplice ed affascinante e comunque con un finale per nulla scontato (ci viene suggerita l'ipotesi che il cervello trapiantato a Jean sia quello di Daniel, fratello di Nicole), l'autentico punto di forza di questo sceneggiato consiste nello choccante inizio, con la toccante lettera di Daniel indirizzata alla madre e la condanna a morte che lo sta attendendo: il count down dell'orologio digitale scandisce i secondi che decreteranno la caduta della terribile lama ed un brivido di orrore scorre lungo la nostra schiena. Pochi minuti, veramente angosciosi, che ci fanno riflettere sulla crudeltà della sentenza di morte, anche se probabilmente questa riflessione di per sè non era voluta, e che quindi valgono tutta la produzione. Interessanti le implicazioni mediche, etiche e morali del trapianto: ci viene spiegato scientificamente che il nuovo cervello ha subito una "tabula rasa" dei precedenti ricordi e che quindi per il paziente di tratta di ricominciare da zero, attraverso una rieducazione lenta e progressiva. Lo sceneggiato non è vivacissimo e va detto ma, rispetto a "Ho incontrato un'ombra", ha una sua giustificazione: si devono dare opportune e credibili spiegazioni scientifiche allo spettatore; non basta, infatti, trapiantare un cervello e buttarsi nel giallo, facendo credere con facilità che possa trattarsi di un errore tecnico nell'operazione chirurgica l'omicidio commesso da Jean Delafoy. Se si devono trovare dei veri punti deboli, li possiamo incontrare negli spacciatori del circo, che ho trovato un pò sopra le righe e poco credibili, quasi stridenti con l'atmosfera della storia, ambientata in un futuro dove i palazzi sembrano alveari lunari, la casa di riposo è obbligatoria per tutte le persone anziane, le sentenze dei tribunali sono stabilite dalla totale unanimità di giudizio dela giuria e di un calcolatore, le porte delle case sono di acciaio e si aprono e chiudono come in "Star Wars", anche se lentamente (spiacente Lucas, ma sei arrivato dopo). Per l'attore principale, Brogi, non ho mai provato particolare simpatia (ma questo è soggettivo) e comunque in questo caso il suo sguardo attonito, le sue mezze parole, i suoi problemi esistenziali e psichici sono all'altezza del suo ruolo. La sigla musicale di Enrico Simonetti è celeberrima, con un lato B del 45 giri decisamente meno entusiasmante (Drug's theme) e facente parte della colonna sonora. Questo sceneggiato, futurista e scientifico, fa coppia con l'altra produzione Rai, sempre del 1975, "La traccia verde", interpretata da Sergio Fantoni e Paola Pitagora; tutti e due non sono ricordati come dei capolavori e la cosa è abbastanza spiegabile: non c'è una vera storia d'amore (in "Gamma" il "cuore" della storia è essenzialmente la scienza, mentre i drammi personali sono solo un contorno o una conseguenza), il giallo non si espande e rimane racchiuso in una ristretta cerchia di sospettabili, gli attori principali non hanno il carisma di un Ugo Pagliai ("Il segno del comando") o un Luigi Vannucchi ("A come Andromeda"). Tuttavia, rivedendolo dopo oltre 8 anni dalla sua registrazione notturna (tanto per cambiare) su RaiTre, l'ho rivalutato di molto e lo preferisco di gran lunga al palloso e deludente "Ho incontrato un'ombra"; certo, due storie e due tematiche diverse, ma molto più piacevole ed interessante, con riflessioni sulla vita, sull'etica, sulla morale, sul futuro della scienza ed i diritti di ogni individuo. Nel finale, quel fotogramma fisso che recita "Jean seppe poi che il cervello Gamma era appartenuto a un modesto impiegato di Parigi morto di polmonite", sembra volerci suggerire che il progresso scientifico è inarrestabile e che in esso bisogna riporre fiducia; ecco....io aggiungerei anche che la scienza non deve nemmeno servire la causa della morte, specie in tema di sentenza capitale.
Ciak! Si sbaglia!
Ecco un errore abbastanza evidente nello sceneggiato. Jean Delafoy, dopo la riabilitazione, in compagnia della dottoressa Mayer, incontra il suo ex meccanico all'autodromo. Questi lo riconosce e si meraviglia di come si è perfettamente ristabilito. Stupito di non essere riconosciuto, gli ricorda che proprio lui lo aveva estratto dall'abitacolo in fiamme e glielo fa notare per ben due o tre volte. Nulla di più falso, in realtà, perchè, come si può notare anche dal trailer che ho pubblicato, Jean Delafoy è sbalzato fuori e giace a terra ad un paio di metri dall'auto in fiamme.
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