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Ho incontrato un'ombra

Articoli

Ho incontrato un'ombra (1974) (TV)

Regia di
Daniele D'Anza

Scritto da:
Biagio Proietti

Da un soggetto di:
Gianni Amico
Mimmo Rafele
Enzo Ungari

Cast:
Giancarlo Zanetti: Philippe Dussart
Beba Loncar: Silvia Predal
Laura Belli: Catherine Jobert
Renato De Carmine: Commissario Vian
Mico Cundari: Kurt Wolf
Norma Jordan: Soledad
Simonetta Stefanelli: Gal Fabian
Bruno Catteneo: Jeanmarie Duclos
Maria Los: la madre di Silvia
Enry Hardt: il padre di Silvia
Corrado Gaipa: Buache

Musiche originali di
Romolo Grano

Sigle TV di
Berto Pisano (A blue shadow - Tema di Silvia)

Trama:
Un designer, Philippe Dussart, al suo rientro a casa dal lavoro ha la sensazione che qualcuno vi abiti durante la sua assenza. Col passare dei giorni la sensazione aumenta, finché non troverà in salotto il cadavere di un uomo. Qualcuno ha già chiamato la polizia, che è in arrivo. Dussart riesce ad occultare il cadavere e ad evitare il probabile arresto. Chi vuole tutto questo? Una donna dai capelli biondi che, nei giorni precedenti, aveva frequentato il morto proprio nella casa del designer? In realtà la bella Silvia Predal è soltanto vittima di uno tragica storia: suo padre è un ex nazista ricercato in Germania e subisce un ricatto non solo economico; alla fine, così com'era comparsa, la donna sparirà, lasciando al protagonista l'impressione di "aver incontrato un'ombra".


Chi è Philippe Dussart

Philippe è un uomo di successo, ma è molto solo. E' anche un brillante pubblicitario della PRIVACY, un'agenzia immobiliare sempre alla ricerca di idee e di slogans. Si ritiene poco dotato di spirito d'avventura e la sua vita è precisa come un orologio svizzero, tanto che i suoi colleghi gli hanno affibbiato il nomignolo di "cromometro Dussart". Ha da poco una relazione con Catherine Jobert, una collega decisamente più intraprendente ed ironica, affascinata dalla sua personalità. Quando improvvisamente una donna entrerà furtivamente nella sua vita ed un omicidio lo implicherà nella vicenda, le sue abitudini cominciano a cambiare, ostinandosi nelle ossessive ricerche; anche il lavoro risente di questa morbosa atmosfera, a tal punto da coniare un originale slogan:

"La PRIVACY deve vendere case, originali, molto belle e piuttosto elevate di costo. Noi dobbiamo creare nella gente il desiderio, o meglio, il senso di necessità di queste case. Perciò gli serve un messaggio diretto, brutale...angoscioso anche. Sì...creando l'angoscia creiamo il bisogno, la necessità. Che cos'è la casa per la gente? E' il calore, la sicurezza, l'ordine, l'armonia con le cose, la familiarità con l'ambiente. Adesso pensate ad un uomo solo, chiuso al centro della sua stanza; intorno a lui gli oggetti, le pareti, i mobili...insomma, la sua casa. Improvvisamente si guarda intorno e sente tutto divenirgli estraneo, ostile. Si trova nel proprio soggiorno, ma si sente esattamente come se fosse nella sala d'aspetto di una stazione o in una piazza deserta di notte. Invece...invece è nella sua casa, ma questa...questa gli è nemica, ostile, vi si avvertono altre presenze, misteriose, cariche di paura. Lui è solo, spaventato, disorientato come in un paese straniero. Si sente estraneo. Quindi, (digitando a video) "NON SIATE ESTRANEI IN CASA VOSTRA".


Philippe e Catherine

Philippe:
"Il mistero è un piacere da scoprire lentamente, anche se con paura. E' solo in questo modo che capisci che stai realizzando te stesso, che vivi come non hai mai fatto prima, con interesse, con passione.............Ti invidio una cosa Catherine....la tua sicurezza, la tua forza".
Catherine:
"Già...la mia sicurezza. Uno se la costruisce con fatica, come una corazza. Gli altri credono che sia una forza autentica, spontanea..."
Philippe:
"E' per gli altri che l'hai costruita. Quindi dovresti essere contenta che se ne accorgano".
Catherine:
"Sì...certo. Però, alla fine di ogni giornata, gli altri restano fuori ed io rimango sola; e purtroppo con me stessa non sono molto brava a fingere".

Philippe e Silvia

Silvia:
"I giorni ti passano davanti sempre uguali. Un lungo immutabile giorno senza fine e sai che non riuscirai mai a cambiare la tua vita.."
Philippe: "Vorrei restare sempre così. Il mondo è fuori è gli altri non sono che ombre..."
Silvia:
"Lo ero anch'io per te, soltanto pochi giorni fa..."
Philippe:
"Ma ora tutto questo può finire. Possiamo vivere insieme, qui o dovunque vorrai. Sta a noi scegliere..."
Silvia:
"Da troppo tempo non faccio altro che fuggire. Fuggire e nascondermi, avendo paura di tutti quelli che incontro. Paura che anche loro conoscano il tuo segreto e per questo ti odino; oppure che possano tradirti e rendere inutile la tua fatica, la tua corsa verso il buio..."
Philippe:
"Noi due siamo il presente, il futuro, la vita. Il resto è morte, dolore. Devi avere il coraggio di spezzare il legame che ti unisce a questo mondo passato..."
Silvia:
"Coraggio...Quante volte ho sentito questa parola...e spesso la usano per spingerti ad odiare, ad uccidere. Il coraggio, invece, è nel rifiutare le tante belle parole che ti dicono, facendoti credere che siano la verità; il mondo che ti danno facendoti credere che sia l'unico che possa esistere. Se non lo fai, ne accetti tutto questo...e allora le colpe degli altri diventano anche le tue..."
Philippe:
"Ma non puoi essere tu a pagare sempre per loro...."
Silvia:
"Mi piace stare con te....E' come se la grande confusione nella quale vivo si sciogliesse in attimi di sicurezza, di felicità. Credo di aver capito molte cose con te...."
Philippe:
"Forse l'abbiamo capito insieme...ed ogni giorno che verrà impareremo sempre di più l'uno dall'altra..."
Silvia:
"Sarebbe bello poterti vedere ogni momento che voglio; girare per le strade senza paura, guardarti negli occhi, parlarti con sincerità..."
Philippe:
"Non è difficile che tutto questa accada. Dipende soltanto da te..."
Silvia:
"..e dovrebbe essere facile scegliere, vero? Quando ti sono vicino, lo è..."
Philippe:
"Non andare più via...."
Silvia:
"So troppo bene cosa sarebbe la mia vita senza di te. Ci vedremo ogni giorno e sarà sempre come questa notte. Ora so che ti amo, Philippe. Non lo dimenticare...."

Ombre e polvere

Catherine:
"In un solo modo avresti potuto aiutarla. Parlando di lei a Vian..."
Philippe:
"Da anni la sua vita non è altro che un lento passare di giorni sempre uguali..."
Catherine:
"Per te Silvia è sempre stata un'ombra, una presenza misteriosa nella tua casa. Non hai voluto accettare che fosse un essere reale come noi, con le sue angosce, i suoi problemi...le sue scelte"
Philippe:
"Perchè non possiamo mai fare niente per le persone che amiamo?"
Catherine:
"Spesso sono soltanto le sue immagini che amiamo. Fantasmi che noi stessi creiamo per vivere con loro momenti magici, esaltanti, lontani dalla mediocrità di tutti i giorni..."
Philippe:
"Spero che tu possa perdonarmi, Catherine. E' sempre senza volerlo che facciamo del male agli altri..."
Catherine:
"A volte la notte sembra troppo lunga. Aspetto con ansia che venga la luce. Io so aspettare, Philippe. Non ho mai creduto al fascino del mistero, del buio. Io le cose preferisco sempre vederle...anche se sono brutte"
Philippe: "In quale città si sarà nascosta? Intorno a lei volti sconosciuti, il silenzio della casa, la paura....la paura che ogni passo significhi la fine..."
Catherine:
"Non è facile conoscere il proprio domani. E' come svegliarsi al mattino e non sapere quale giornata ci attende. Le nostre storie sono ancora aperte....sospese...."

Commento

"Ho incontrato un'ombra" si può definire uno sceneggiato riuscito a metà. Le atmosfere del giallo e del mistero, necessarie per far decollare l'attenzione dello spettatore, si mescolano troppo ed insistentemente con la caratterizzazione dei personaggi principali, Philippe e Silvia, appesantendo notevolmente la fluidità della storia. A questo si aggiunga uno Zanetti troppo compassato nella recitazione, con espressioni facciali pressochè uguali per tutto lo sceneggiato; lo dimostra, infatti, il suo tipico atteggiamento riflessivo, costituito dalla classica e perenne sigaretta accesa, quasi a voler concentrarsi, da perfetto frustrato, su un problema che non dovrebbe direttamente riguardarlo. Infatti, perchè appassionarsi per un estraneo che entra in casa? Perchè complicarsi la vita? Qualunque persona di buon senso ricorrerebbe sin da subito alla Polizia. Invece si incaponisce: la sua vita è monotona ed il mistero gli trasmette sensazioni mai provate prima; peccato che si ritrovi con un cadavere in casa. Soprattutto quando si cimenta in duetti esistenziali con la Loncar, è in quei momenti che il racconto diventa particolarmente lento, risultando un "mattone" là dove dovrebbe costantemente mantenere alto il pathos. Si arriva, quindi, alla conclusione con un finale che di per sè non lascia l'amaro in bocca, ma scivola via senza lasciare il segno: tutto, infatti, ruota intorno al rapporto Philippe/Silvia/Catherine e ci si rende conto che è davvero difficile, per un ragazzino che lo vide all'epoca, ricordarsi di una storia infarcita di dialoghi esistenziali, di sentimenti più o meno espressi, di sospiri: probabilmente ne avrò interrotto la visione dopo la seconda puntata. Purtroppo, dopo tanti anni, le cose non sono poi così cambiate: oggi, grandicello, apprezzo anche gli psicodrammi ed i films sentimentali; questo sceneggiato, però, rivisto con gli occhi dell'adulto, ne conferma la pallosità, essendo forzatamente troppo, troppo, troppo lento. Pensate che le belle frasi riportate nell'articolo sono state estrapolate dalle puntate e sono riuscito ad apprezzarle solo leggendole: ottime per un libro, nefaste per una visione in TV, specie se ci si prefigge di fare un giallo e catturare l'attenzione dello spettatore.
Resta, però, la grandezza della colonna sonora la quale conferisce allo sceneggiato più di quanto meriti.

Philippe DussartSilvia PredalUn invito rivelatoreCatherine JobertKurt WolfDussart ed il Commissario VianIl gioco del gatto col topoLa ballerina SoledadBuacheUn perfetto arredamento '70Copertina originale del 45 giri

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