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Analisi di un fenomeno in una televisione che non c'è più
di A. Scaglioni
10) "Traffico d'armi nel golfo" (1977)
Pur avendo creato nel 1938 il personaggio di Paul Temple, protagonista di oltre venti serials per la radio e di una dozzina di romanzi (per lo più novelizations di radiodrammi, ma anche soggetti originali) che gli aveva dato grandissima notorietà, Durbridge preferiva sicuramente scrivere storie senza personaggi fissi. E' un fatto che, ad esempio, per quella che dall'inizio degli anni '50 e per un trentennio fu la sua attività più assidua, cioè scrittore per la tv, lui non abbia mai prodotto un solo copione con protagonista il suo personaggio più celebre. (La serie di telefilm intitolata a Paul Temple e realizzata dalla televisione inglese tra il 1969 e il '71 non ebbe mai la sua firma come soggettista o sceneggiatore di nessuno degli episodi.)
Tuttavia qualche eccezione ci fu. Ad esempio, nel 1960, Durbridge scrisse, su incarico della BBC, un ciclo di tre miniserie, divise ciascuna in sei puntate per un totale di diciotto episodi, che vennero mandate in onda una dopo l'altra tra il Novembre del '60 e il Marzo del '61. Data la lunghezza della serie, Durbridge si servì di tre collaboratori, ognuno dei quali lo affiancò nella realizzazione di un copione. Il titolo dell'intero ciclo era "The World of Tim Frazer" e s'incentrava su un ex-imprenditore ingegneristico, Tim Frazer appunto, che aveva visto fallire la sua ditta, anche a seguito della sconsideratezza di un suo amico e socio, e che per un complesso di circostanze, mentre cercava di rintracciarlo per farsi restituire il denaro che gli doveva, si era imbattuto in una pericolosa vicenda spionistica in cui l'amico sembrava coinvolto, che l'aveva portato a contatto con un certo Mr. Ross, a capo dello Special Branch (una specie di Digos britannica che anni dopo riapparirà anche in "The Doll"). Sfruttando la sua amicizia con l'uomo che anche lui stava seguendo, Ross "arruola" un po' a forza Frazer nel suo gruppo per la missione in corso, ma al termine di questa lo stesso Frazer deciderà di restare come membro effettivo, collaborando alla soluzione di altri due casi nelle storie successive della serie, "The World of Tim Frazer: The Salinger Affair" e "The World of Tim Frazer: The Mellin Forrest Mystery".
Pur avendo personaggi ricorrenti, il protagonista, Tim Frazer, e Mr. Ross per primi, le storie erano assolutamente indipendenti tra loro, e la prima di queste, "The World of Tim Frazer" appunto, divenne diciassette anni dopo la decima opera firmata Francis Durbridge ad approdare in versione italiana sugli schermi Rai.
Ne diede notizia, come al solito, per primo il Radiocorriere TV nell'Agosto del 1977, sottolineando che anche nel nuovo sceneggiato, che in italiano si sarebbe intitolato "Traffico d'armi nel golfo", così come in "Dimenticare Lisa" dell'anno precedente, la vicenda sarebbe stata trasposta sulle coste campane, tra Napoli e Sorrento, Castellammare Di Stabia e Pompei, dove il protagonista svolgeva la sua attività di archeologo. Chissà per quale motivazione l'ex-ingegnere Tim Frazer si trasformò in archeologo (ma ormai i cambi di nomi o di professioni nelle trasposizioni italiane di Durbridge erano divenute un'abitudine), ma non ci sono invece dubbi sul perché ancora una volta si fosse scelto di spostare la vicenda, che in origine si svolgeva tra Londra e il villaggio di Henton, sulle coste del Nord Inghilterra, fino al Golfo di Napoli: questioni squisitamente economiche, le stesse che avevano consigliato di dimezzare il numero di puntate degli sceneggiati.
E gli accorgimenti per diminuire i costi di produzione non si fermavano qui. Come è stato giustamente segnalato da attenti osservatori, in realtà, diverse scene, soprattutto in esterni, dovevano essere già state girate in precedenza sui set di "Dimenticare Lisa" a Marina di Seiano, e alcuni attori di quello sceneggiato (Angrisano, Sestito, Cuomo) riapparivano anche qui. Tutto quindi lascia pensare che la Rai avesse iniziato la produzione di "Traffico d'armi nel golfo" in contemporanea a quella di "Dimenticare Lisa" (o addirittura prima, come testimonierebbero alcune immagini dei due sceneggiati messe a confronto), utilizzando gli stessi set proprio nell'ottica di limitare le spese all'osso.
La regia venne affidata a Leonardo Cortese, che aveva già diretto nel 1970 "Un certo Harry Brent", divenendo così il secondo regista, dopo Daniele D'Anza, ad aver diretto più di uno sceneggiato tv di Durbridge. Mentre Franca Cancogni, che come al solito tradusse il copione originale, si avvalse stavolta per l'adattamento della collaborazione di Aurelio Chiesa. Gli attori erano, tra gli altri, Giancarlo Zanetti, nella parte di Tim Frazer, Lorenza Guerrieri come Helen Barker, Renato De Carmine, per la terza volta in un giallo di Durbridge, e Licia Lombardi come i coniugi Eric e Ruth Edwards, José Quaglio come Mr. Ross, l'inglese Norma Jordan come Debra Markos, Marcello Mandò come l'ispettore Ancona, Franco Angrisano, l'indimenticabile sacrestano Giacinto de "I ragazzi di Padre Tobia", nel ruolo di Traetta, Renato Montalbano come il dottor Bossi, e Filippo Alessandro nella parte dell'ambiguo vicino di casa. La sigla musicale che chiudeva ogni puntata era "Helen" di Dino Siani.
E vediamo come la trama originale di Durbridge venne trasformata: Tim Frazer, un archeologo inglese che lavora a Pompei, si reca a Castellammare di Stabia dove Harry Denston, un suo vecchio amico dei tempi dell'università ad Oxford gli ha dato appuntamento per restituirgli finalmente un'ingente somma di denaro che si era fatto prestare molto tempo prima. Ma quando Tim arriva alla pensione dove dovrebbe risiedere Harry, di questi non c'è traccia. Stanco per il viaggio ed infastidito dal suo elusivo amico, Frazer si ferma ugualmente nella pensione dove è appena stato portato un uomo caduto da una nave proveniente dal Sud Africa e raccolto in fin di vita sulla spiaggia. Entrato per errore nella stanza dell'uomo, Frazer ne raccoglie un'ultima parola che non riesce a capire prima che questi muoia. Dopo che il cadavere è stato portato via, la mattina dopo Frazer rinviene accanto al letto del morto un biglietto con un numero di targa e l'indirizzo di un garage. Intanto da Londra arriva la fidanzata di Denston, Helen Barker, che in passato era stata anche la ragazza di Tim. I due sono rimasti amici, anche se è evidente che l'uomo vorrebbe ancora essere qualcosa di più, ed insieme si mettono alla ricerca di Harry. Helen riconosce sul biglietto trovato da Frazer il numero di targa dell'auto del fidanzato e infatti recatisi all'indirizzo del garage vi ritrovano la macchina lasciata da Denston giorni prima. Dopo averla frugata in cerca d'indizi, Tim trova un paio di occhiali in un astuccio. Sull'astuccio c'è anche l'indirizzo del proprietario, una certa Ruth Edwards, un'anziana signora inglese che pare ben felice di aver ritrovato le sue lenti anche se non riesce a spiegarsi come siano finite nell'auto di una persona a lei totalmente sconosciuta. La donna vive in una villa di Sorrento insieme al marito Eric, un'appassionato costruttore di modellini di antiche navi che racconta a Tim la storia della nave che sta costruendo, la "Croce del Sud", una nave negriera che alla fine del diciottesimo secolo era stata ritrovata senza carico e senza equipaggio, completamente abbandonata al largo delle coste africane. Nelle sue indagini, Tim viene contattato anche da un certo Mr. Ross, un ufficiale dei corpi speciali della polizia inglese che è in Italia per indagare su un traffico d'armi tra Europa ed Africa, il cui punto di smistamento si troverebbe proprio nel golfo di Napoli. Ross sospetta che Denston sia coinvolto e chiede a Tim di collaborare con loro al ritrovamento dell'amico che potrebbe essere in pericolo di vita. Insieme a Ross c'è anche l'ispettore Ancona, che Frazer ha già conosciuto alla pensione di Castellammare sotto un altro nome, e che era lì per seguire proprio la pista di Denston. Intanto qualcuno cerca di impadronirsi, con le buone o con le cattive, dell'automobile di Harry, ora in possesso di Tim. In particolare un poco raccomandabile venditore di auto usate, tale Traetta, che offre a Frazer una cifra molto più alta del suo valore per acquistarla. Tim, ancora frastornato dalla ridda di eventi che si succedono intorno a lui, si rende effettivamente conto di quanto la situazione sia davvero pericolosa, quando tornato a casa trova l'ispettore Ancona morente con un coltello nella schiena che gli sussurra qualcosa sulla "Croce del Sud", e il modellino della nave in bella mostra sulla mensola del suo caminetto.
Come di consueto fermiamoci qui per non sciupare il gusto a chi ancora non abbia visto lo sceneggiato di poterlo recuperare in DVD. Sebbene vi siano numerosi dettagli differenti rispetto all'originale (ad esempio il vicino di casa e l'assistente di Frazer, Debra Markos, non esistono nel copione di Durbridge; non c'è mai stata nessuna relazione sentimentale tra Frazer ed Helen; il modellino è della "Stella del Nord", non della "Croce del Sud" e non c'è nessuna sinistra leggenda legata al suo nome; il marinaio morto, come la nave su cui era imbarcato, veniva dalla Russia e non dal Sud Africa; inoltre la vittima dell'omicidio nell'appartamento di Frazer non è un ispettore di polizia, ma un agente dello Special Branch che lavora direttamente per Ross), la prima puntata segue in maniera sufficientemente scrupolosa gli eventi. Nelle puntate seguenti invece, i semi piantati degli adattatori italiani, Cancogni e Chiesa, non possono non dare frutti che spingono la storia a discostarsi un po', in qualche caso parecchio, dalla trama originaria. Senza rivelare dettagli risolutori, possiamo qui semplicemente dire che l'intrigo che nella versione inglese riguardava un microfilm contenente la formula di una lega metallica rivoluzionaria che minacciava di finire oltrecortina, nella Germania dell'Est (erano i tempi della guerra fredda), qui invece s'incentra su un carico d'armi, a cui fa riferimento anche il titolo, conteso tra due bande di trafficanti al soldo di non ben specificate nazioni africane. Ma del resto tra le due versioni corrono ben diciassette anni, e alla fine degli anni settanta la situazione tra i due grandi blocchi, occidentale ed orientale, non era più tesa come all'inizio degli anni sessanta, quindi il fulcro della storia aveva bisogno di un'attualizzazione. Da qui anche la presenza di un personaggio creato ex-novo come Debra Markos che è appunto un'inglese di origine africana che lega la vicenda ai conflitti di quella terra, di grande attualità in quegli anni.
Eppure, pur con qualche tentativo non troppo riuscito da parte di regista e sceneggiatori di alleggerire il racconto con siparietti "pseudo-umoristici" (vedi una per tutte, la scena di Frazer e Ross alle prese con l'occultamento di un cadavere tra imprevisti vari, che preconizza quasi un popolare blockbuster cinematografico di qualche anno dopo, "Weekend con il morto"), la storia tutto sommato funziona. L'intrigo di Durbridge è sostanzialmente rispettato, e benchè "Traffico d'armi nel golfo" difficilmente possa annoverarsi tra le opere migliori realizzate in Rai dai lavori dello scrittore inglese, resta uno sceneggiato godibile e sufficientemente intrigante da farsi seguire fino alla fine senza fatica.
Così come "Dimenticare Lisa", con cui ha, come abbiamo visto, molti punti in comune, "Traffico d'armi nel golfo" venne mandato in onda per tre sabati consecutivi, tra il 12 e il 26 Novembre 1977.
Francamente mi dispiace che i dati del Servizio Opinioni di quegli anni per ragioni tecniche non siano disponibili. Sarebbe stato interessante confrontare l'accoglienza del pubblico verso "Dimenticare LIsa" e "Traffico d'armi nel golfo" con i grandi successi degli anni '60 e e dei primi anni '70. L'unica cosa che sappiamo è che nessuno dei due raggiunse il podio delle trasmissioni più viste, ma mi piace almeno pensare che, sebbene con qualche immaginabile perplessità da parte dei fans più "puristi", il nome di Durbridge e i suoi affascinanti plots siano stati sufficienti ad assicurare, in quell'ultimo scorcio di Rai ancora in bianco e nero, un buon successo di ascolti e gradimento anche a questi due tardivi, imperfetti e tuttavia lodevoli tentativi di rivitalizzare, con una prospettiva nuova, le atmosfere dei vecchi gialli televisivi firmati Francis Durbridge. Perché comunque non sarebbe più accaduto.
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