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Ayreon

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Quando si parla di opera rock la prima che viene in mente è quasi sicuramente "Tommy" degli Who oppure "Jesus Christ Superstar".
Noi italiani siamo fortunati ad avere avuto anche un altro termine di paragone con lo splendido lavoro di Tito Schipa Jr. "Orfeo 9", ma per il resto brancoliamo nel buio. Certo esistono dei dischi che per la loro particolare
conformazione testuale di consecutio tra un pezzo e l'altro possono permettersi di assurgere alla definizione di "concept", ad esempio lo splendido "The Lamb" dei Genesis, ma da lì non si muovono. Per diventare "opera rock" necessitano a mio parere di due fattori fondamentali, il primo è che il materiale in questione non deve restare racchiuso nella nicchia protetta all'interno del gruppo stesso, con una sola voce, quella del cantante, a dare corpo ed anima a decine di personaggi e con una tematica musicale che non si scosta una virgola dalla direzione intrapresa; il secondo fattore è che la suddetta opera dovrebbe avere anche uno sbocco visivo tramite un film o una rappresentazione teatrale. Difficile in ogni caso per chiunque soddisfare entrambi i fattori.

Esiste però un artista che pur non avendo mai dato immagini ai suoi lavori ha avuto l'accortezza di avvicinare delle notevoli voci, spesso nel panorama metal, per dar vita ai personaggi dei suoi lavori. Si tratta del polistrumentista olandese Arjen Lucassen che formando e disfacendo a suo piacimento diversi gruppi (Bodine, Vengeance, Strange Hobby, Ayreon, Ambeon, Star One) di opere rock ne ha partorito ben sei. Concentriamoci sull'ultima e a mio particolare giudizio nettamente la migliore: "The Human Equation" su due cd che durano complessivamente oltre 100 minuti.
La storia prende sicuramente qualche riferimento dal Canto di Natale di Dickens; un cinico uomo d'affari è coinvolto in un incidente stradale, sebbene non ci fosse nessuno per strada e le condizioni meteorologiche fossero molto buone, e distrugge la propria auto contro un albero. In coma all'ospedale è sovente visitato dal suo miglior amico, dalla moglie e dalla spiacevole apparizione del padre , ma viene anche tormentato o spronato dalla personificazione di molteplici emozioni e stati d'animo (paura, ragione, rabbia, amore, orgoglio, agonia, passione) che gli ricordano il suo passato remoto idealistico ed il suo passato prossimo da oppressore. Mentre scorre il tempo l'uomo angosciato da tutte queste apparizioni comincerà a pentirsi dei suoi misfatti. Ed il presente e il futuro? Riuscirà lo sfortunato personaggio a ritornare alla vita reale magari rinfrancato nello spirito da tutte le esperienze avute durante lo stato di coma? Riuscirà come nei migliori "happy end" dei film americani a sfruttare queste esperienze per rimodellare in positivo la sua vita nel presente?

Come ogni rock opera che si rispetti le varie tracce hanno soluzioni musicali molto differenti, dal death metal, al folk irlandese, ma anche al progressivo con velati tocchi psichedelici; sono presentissime strane rimembranze settantesche con chiari riferimenti ai Pink Floyd (il sequencer al termine di day two : isolation è addirittura spudorato), ai Jethro Tull o ai Genesis sperimentali di "the waiting room", per non parlare degli Uriah Heep di "Salisbury" (in effetti l'hammond è proprio affidato a Ken Hensley ex tastierista degli Uriah Heep!).

I riferimenti sono talmente numerosi che a volte l'opera si disgrega e tende quasi a non avere una propria personalità, ma si tratta di attimi , di qualche momento isolato a dispetto di una compattezza granitica di fondo. La vera particolarità del lavoro è però quella di aver dotato i vari personaggi di una voce assolutamente credibile tra le più celebrate sul mercato. Ecco che quindi che la parte del leone, nell'interpretazione del protagonista, appartiene all'ottimo "James LaBrie" dei pluridecorati Dream Theater che riuscirebbe persino a rendere interessante la lettura dell'elenco del telefono. Gli altri non sono da meno: Mikael Akerfeldt dei grandissimi Opeth presta la sua magnifica voce nell'interpretazione della paura, mentre Eric Clayton (Saviour Machine) è addirittura magistrale con la sua teatralità a dar "corpo" alla ragione. Splendida anche Heather Findlay (Mostly Autumn) con la sua dolcezza infinita non poteva che sublimare il sentimento di amore, mentre Arjen in persona sarà "il miglior amico".

Il primo ascolto non è semplice, specialmente il primo cd alla prima passata sembra frammentario, a volte noioso, ma non è così se si ha la pazienza di approfondire un attimo l'ascolto. Di solito diffido dai lavori che mi piacciono molto "alla prima" perchè sono quelli che mi stancano immediatamente non avendo quasi più niente da dire ai successivi ascolti.
The "Human Equation", fortunatamente, offre molteplici punti di approfondimento musicale, anche sotto il profilo di mere citazioni, o come forse i più maliziosi diranno, scopiazzature. Il secondo cd è forse ancora migliore se non altro perché contiene un hit davvero favoloso come "Day sixteen: the looser" ed anche il pezzo conclusivo, davvero epico, rientra tra i miei preferiti; in realtà la seconda parte è sicuramente più omogenea, poiché i testi non hanno così soventi richiami, come avveniva nel primo cd, a determinate situazioni del passato ognuna delle quali impone uno stile musicale differente.

Veniamo, infine, ai testi molto spesso interessanti a volte un po' banalotti e tirati per i capelli, ma indubbiamente un simile sforzo nella sua globalità, pur con qualche pecca, merita un promozione a pieni voti.
A questo punto un consiglio per tutti: ascoltatelo senza prevenzione e con molta predisposizione, difficilmente vi piacerà alla prima, ma potrebbe essere che qualcuno tra voi abbia voglia di rimettere i cd nel lettore per molte, molte, molte volte ancora.

Tracklist

CD 1:
1. Day One: Vigil (1.33)
2. Day Two: Isolation (8.42)
3. Day Three: Pain (4.58 )
4. Day Four: Mystery (5.37)
5. Day Five: Voices (7.09)
6. Day Six: Childhood (5.05)
7. Day Seven: Hope (2.47)
8. Day Eight: School (4.22)
9. Day Nine: Playground (2.15)
10. Day Ten: Memories (3.57)
11. Day Eleven: Love (4.18 )

CD 2:
1. Day Twelve: Trauma (9.54)
2. Day Thirteen: Sign (4.47)
3. Day Fourteen: Pride (4.42)
4. Day Fifteen: Betrayal (5.24)
5. Day Sixteen: Loser (4.46)
6. Day Seventeen: Accident? (5.42)
7. Day Eighteen: Realization (4.31)
8. Day Nineteen: Disclosure (4.42)
9. Day Twenty: Confrontation (7.03)


Line Up:

Cantanti, cast

James LaBrie (DREAM THEATER): "Me"
Marcela Bovio (ELFONÍA): His "Wife"
Arjen Lucassen: His "Best Friend"
Mike Baker (SHADOW GALLERY): His "Father"
Mikael Åkerfeldt (OPETH): "Fear"
Eric Clayton (SAVIOUR MACHINE): "Reason"
Irene Jansen (KARMA): "Passion"
Magnus Ekwall (THE QUILL): "Pride"
Heather Findlay (MOSTLY AUTUMN): "Love"
Devon Graves (DEAD SOUL TRIBE): "Agony"
Devin Townsend (STRAPPING YOUNG LAD): "Rage"

Musicisti:
Tastiere: Oliver Wakeman, Joost van den Broek (Suncaged), Martin Orford (IQ), Arjen Lucassen.
Organo Hammond: Ken Hensley (Uriah Heep).
Chitarre e basso: Arjen Lucassen.
Violini, violoncelli, flauti, fagotti e didgeridoo: Flairck, band folk olandese.
Flauti: John McManus.
Batteria: Ed Warby.

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